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Multiple Criteria Decision Analysis

Riporto in seguito un'interessante intervista al Prof. Benedetto Matarazzo. Impariamo tutti quanto sia importante la passione e il duro lavoro per raggiungere obiettivi rilevanti.
L'articolo è tratto dal sito www.votailprof.it.

Intervista al prof. Benedetto Matarazzo
Lo studioso catanese ha ricevuto, in Cina, la "Gold Medal" dell'International Society on Multiple Criteria Decision Making. E' il primo studioso europeo a ricevere il prestigioso riconoscimento.
Giovedì, 16 Luglio 2009

E’ dal lontano 1977 che il professore Benedetto Matarazzo, ordinario di modelli matematici per il mercato dei capitali presso la Facoltà di Economia e Commercio di Catania, studia la teoria delle decisioni multicriteriali basata sul confronto di coppie di azioni per coppie di criteri. Ha pubblicato più di cento articoli su importanti riviste internazionali. Insieme con il professore Salvatore Greco, docente presso la stessa facoltà, e con il professore Roman Slowinski del Politecnico di Poznan (Polonia) ha sviluppato un’innovativa ricerca sull’applicazione al campo delle decisioni multicriteriali delle metodologie di intelligenza artificiale, in particolare della teoria dei “rough sets”. In occasione della recente 20th International Conference on Multiple Criteria Decision Making, tenutasi a Chengdu in Cina, ha ricevuto la Gold Medal dell'International Society on Multiple Criteria Decision Making.

Il professore Matarazzo è il primo europeo a ricevere questo prestigiosissimo riconoscimento, assegnato a uno studioso che nel corso di un'intera carriera ha dedicato il suo talento, tempo e energia al progresso del campo dell'analisi multicriteriale delle decisioni e che ha dato contributi fondamentali alla teoria, alla metodologia e alla pratica di questo settore. Lo incontriamo nel suo ufficio e, subito, senza perdersi in dettagli tecnici, spiega il suo grande pregio: aver creduto in una crescita professionale strettamente legata alla ricerca. Snocciola esempi con semplicità e sereno rigore. Ma ci tiene a precisare che il merito del livello internazionale raggiunto, è del suo gruppo di lavoro. “Aver ricevuto la Gold Medal – spiega il professore Matarazzo – è stato qualcosa di inatteso, ma con riferimento all’attività complessivamente svolta, è da trent’anni che lavoro in questo settore. Non penso, però, che il riconoscimento sia alla persona, quanto piuttosto al lavoro svolto dal gruppo formato dal prof. Salvatore Greco, dalla giovane ricercatrice Silvia Angilella e dal prof. Slowinski con cui lavoro ormai da quindici anni”.

La sua attività scientifica è prevalentemente incentrata su tematiche di Teoria delle decisioni, con contributi significativi nell’ambito dell’MCDA (Multiple Criteria Decision Analysis). Può spiegarci di cosa si tratta?

“Quando noi vogliamo analizzare un processo decisionale, stiamo con i piedi per terra. Cioè colui che prende la decisione, non la prende avendo presente un solo obiettivo, ma più criteri simultaneamente. Negli ultimi decenni, dagli anni ’80 ad oggi, a livello scientifico, l’attenzione è caduta sulle decisioni più vicine alla realtà, mentre prima la programmazione matematica e la ricerca operativa tenevano conto di problemi molto complessi e con una sola funzione obiettiva. L’approccio più recente cerca di tenere conto di più obiettivi”.

Ma come e quando ha deciso di occuparsi di questo studio?

“Ho cominciato ad interessarmi all’argomento nel 1977. Casualmente. Come giovane assistente, infatti, ho partecipato a una riunione del gruppo europeo di decisioni multicriteriali che si riunisce due volte all’anno sotto la guida del professore Bernard Roy. Sono rimasto totalmente impressionato dalle tematiche trattate perché non le avevo mai sentite. Ma mi ha stupito anche la qualità delle persone di eccellente elevatura scientifica e morale presenti. Ho cominciato così ad interessarmi e, successivamente, ho avuto l’onore di organizzare la prima summer school internazionale a Catania”.

Secondo una recente indagine sulle condizioni dei ricercatori in Italia, lo sbocco professionale classico è l'università pubblica, che da sola assorbe più del 40 per cento dei dottorandi, in misura minore istituti di ricerca pubblici e quelli privati. L'11 per cento di loro scelgono di andare invece all'estero. Cosa ne pensa?

“Nel campo di cui mi occupo, c’è stata una grossa interrelazione tra le metodologie proposte e lo sviluppo delle potenzialità. La ricerca scientifica è andata a braccetto con le metodologie di calcolo. Le tecniche che si propongono oggi sarebbero state impensabili in passato. Mi ricordo che quando ho cominciato ad occuparmi di teoria decisionale, alcuni colleghi arricciavano il naso, mentre altri, più anziani e lungimiranti, mi dicevano di continuare. Oggi, a livello mondiale, queste tematiche occupano un grandissimo spazio. Ho avuto la fortuna di battermi in questa tematica e ho avuto anche la fortuna di cogliere l’opportunità di divulgarla nella mia sede. Ma la fuga dei cervelli c’è anche in questo settore. Diversi anni fa ho perso un laureato “costruito” in casa. Non abbiamo avuto la possibilità di bandire un posto come ricercatore nella facoltà di Economia e Commercio e, adesso, lavora in Spagna. Sono giovani laureati, importanti risorse per la ricerca, che non riusciamo a trattenere in Italia. I posti arrivano con il contagocce e vanno ripartiti tra le varie facoltà. Secondo me le assegnazioni andrebbero fatte soprattutto per giovani piuttosto che per promozioni. Bisognerebbe pensare al reclutamento dei giovani. Molte Università sono state costrette a chiudere dei corsi di laurea per mancanza dei cosiddetti requisiti minimi, quindi, negli ultimi anni bisognava privilegiare una politica di allargamento del personale docente. Bisogna inoltre tenere conto dei meriti e della qualità scientifica secondo standards internazionali che già si usano all’estero. Chi fa il dottorato di ricerca oggi non ha la certezza di continuare a lavorare all’università, però, oggi il mondo del lavoro apprezza si il master sia il dottorato. A noi farebbe piacere trattenere i migliori, ma purtroppo non è facile”.
Daria Raiti


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